“The first time” è il manifesto della crescita di The Kid Laroi

The Kid Laroi non è mai stato davvero un “kid”. Quando firmò il suo primo contratto discografico, Charlton Kenneth Jeffrey Howard aveva 15 anni: accadde cinque anni fa. Dall’oggi al domani si ritrovò a gestire il peso del successo e delle aspettative senza avere la testa e gli strumenti per farlo: “Fu una maledizione. Ero un bambino”, ricorda oggi nelle interviste lui, costretto a crescere troppo in fretta. È anche di questo che parlano le venti canzoni incluse nell’album d’esordio sulla lunga distanza del cantautore australiano dei record, “The first time”, che arriverà sulle piattaforme di streaming allo scoccare della mezzanotte: un disco attesissimo dai fan che negli ultimi tre anni hanno ascoltato compulsivamente le hit di The Kid Laroi sulle piattaforme di streaming.
A vent’anni l’ex “next big thing” della Gen Z del rap, diventata rapidamente una delle stelle più brillanti della nuova scena con 18 Dischi di platino, 8 Dischi d’oro e 1 Disco di diamante vinti solo negli Usa nel corso delle ultime tre stagioni discografiche, pari a circa 30 milioni di copie vendute complessivamente, si ritrova già a tracciare un primo bilancio della sua vita.“Mi è mancato l’essere un bambino. Anche prima di diventare famoso, non mi sono mai sentito veramente tale”, ha detto lo scorso anno The Kid Laroi in una lunga intervista al Guardian, alludendo anche all’infanzia turbolenta e all’omidio dello zio, un secondo padre, che nel 2015 sconvolse il suo intero nucleo familiare, costrigendo Charlton Kenneth Jeffrey Howard e la madre - di origine aborigena: il nome d’arte è un omaggio al nome della tribù di cui è discendente, i Kamillaroi - a trasferirsi in una casa popolare, vivendo sulla soglia della povertà. “La mia passione mi ha salvato: mi ha permesso di restare in piedi e di resistere”, ha ricordato in questa nostra intervista.
Di lui si cominciò a parlare nel 2020, quando grazie alla hit “Without you”, con quel modo inedito di mescolare trap e melodia, utilizzando l’auto-tune come pochi avevano fatto prima di lui, attirò l’attenzione dell’industria musicale e lo rese una delle voci più interessanti del rap di nuovissima generazione. A consacrarlo ci pensò nel 2021 il duetto con Justin Bieber su "Stay", che oggi conta 2,8 miliardi di streams solo su Spotify. La hit spodestò i Maneskin e la loro cover di “Beggin’” dalla classifica quotidiana relativa ai brani più ascoltati a livello mondiale su Spotify, dopo quasi un mese: “Justin sa dare sempre ottimi consigli. Ogni volta che ho un momento difficile, so che posso andare a parlargli”, dice del collega.
C’è lo zampino di Bieber anche in una delle canzoni di “The first time”: la popstar canadese ha co-firmato “Too much”, la hit incisa da The Kid Laroi insieme a Jungkook e a Central Cee che lo scorso mese ha anticipato l’uscita dell’album, superando in meno di un mese i 50 milioni di streams su Spotify. Quello con Jungkook e Central Cee non è l’unico feat presente nell’album: in “What’s the move?” Compare Future, in “The line” c’è D4vd (lanciato dallo stesso team di Billie Eilish), in “Call me instead” c’è il 24enne rapper statunitense YoungBoy Never Broke Again.
Cresciuto ascoltando le icone della musica hip hop e r&b americana come Tupac, Erykah Badu, i Fugees, Lil Wayne e Kanye West, nelle sue canzoni The Kid Laroi riesce a far convivere la sfrontatezza della sua giovane età ma anche i suoi tormenti personali: “Ho iniziato a fare rap e a scrivere le prime canzoni per sfogo. Mia madre ascoltava sempre tanta musica in casa, mi ricordo questa colonna sonora costante per tutte le stanze”. Tra gli autori che hanno lavorato alle canzoni di “The first time” ci sono fuoriclasse del circuito pop come Emilie Haynie, Louis Bell, Omer Fedi e Shellback, già dietro le hit di Britney Spears, Taylor Swift e Ed Sheeran. “Kids are growing up”, canta oggi, emblematicamente l’artista australiano nel brano che chiude “The first time”: è il manifesto della sua crescita personale e artistica.